Il tema dell’emigrazione è divenuto centrale nelle discussioni contemporanee, e la storia di Thimbo Samb, attore senegalese di riferimento per i giovani, offre uno spaccato intenso e commovente di questa realtà. Il suo recente documentario, “Los cayucos de Kayar“, è un’opera che racconta le sue esperienze di vita, a partire dai suoi arrivi in Spagna fino alla lotta quotidiana per affermarsi in un nuovo paese. Con un profondo senso di responsabilità nei confronti della sua comunità, Samb esplora le conseguenze delle scelte compiute da chi decide di mettere a rischio la propria vita per cercare opportunità lontano da casa.
L’emigrazione raccontata attraverso un cortometraggio
“Los cayucos de Kayar” è un cortometraggio documentario che si candida ai premi Goya e che porta gli spettatori nel cuore della città natale di Thimbo Samb in Senegal. Il regista Álvaro Hernández Blanco, insieme a Samb, ritrae un racconto intimo e profondo della vita lungo la Ruta Canaria, dove le barche tradizionali africane, utilizzate principalmente per la pesca, prendono vita nella narrazione della migrazione. Attraverso le esperienze personali e le conversazioni con la sua famiglia e i giovani del villaggio, il film offre un quadro crudo e reale di speranza, disuguaglianza e tragedia.
Nel documentario, i ragazzi che appaiono spesso non ci sono più; alcuni sono stati inghiottiti dall’Atlantico durante il loro tentativo di raggiungere le Canarie, mentre altri sono morti di sete dopo essere stati lasciati alla deriva e approdati a Cabo Verde. Thimbo Samb, con una profonda rassegnazione, riconosce che molti di loro erano amici intimi, amplificando il peso della sua narrazione. La sua testimonianza diventa non solo una riflessione sulla propria vita, ma anche un omaggio a chi ha perso la vita inseguendo sogni di prosperità.
La realtà di chi emigra
In diverse occasioni, Samb osserva come molti senegalesi si avvicinino a lui nei luoghi pubblici spagnoli, spesso esprimendo sentimenti di gratitudine, affermando: “Sono venuto in Spagna grazie a te“. Queste parole, purtroppo, lo feriscono. Sapere di ispirare giovani a imbarcarsi su un cayuco lo spinge a riflettere profondamente sui rischi connessi a tali decisioni. Nonostante sforzi costanti per far capire la dura realtà degli emigranti, pochi ascoltano i suoi avvertimenti.
La storia di Samb si intreccia con quella di molti giovani della sua comunità, i quali non esitano a sollevare la mano quando gli viene chiesto chi desidererebbe partire in cerca di fortuna. Questa risposta, per quanto distruggente, mostra quanto sia radicata la speranza di un futuro migliore. “Negli anni ho cercato di far capire che qui non è come sembra“, osserva. Purtroppo, l’immagine idealizzata della vita europea porta molti a non ascoltare i consigli di chi ha vissuto sulla propria pelle la dura verità dell’emigrazione.
L’identità e il senso di appartenenza
Samb non solo racconta le sue esperienze, ma lo fa con un profondo attaccamento alla sua identità culturale. Nel suo idioma madre, il wolof, spiega che la famiglia è unita, con un significato profondo: un legame indissolubile. “Questa separazione mi blocca“, dice Samb mentre si prende cura del suo bambino, riflettendo sulla vita che non può trascorrere vicino ai suoi cari. Nonostante i sacrifici, riconosce di aver trovato in Spagna una nuova vita, attraverso il teatro e l’attivismo.
La sua storia di riscatto e le difficoltà affrontate sono state accolte con favore dal regista spagnolo Álvaro Hernández, il quale ha riconosciuto nei racconti di Samb un forte legame tra speranza e disperazione. Le esperienze degli emigranti non possono essere ridotte a un semplice stereotipo, e la testimonianza di Samb sfida questa narrazione. “Non è solo fame che spinge le persone a partire; spesso sono alla ricerca di una possibilità di crescita“, afferma, contestando un pensiero consolidato che tende a semplificare le motivazioni dell’emigrazione.
Il dramma delle scelte estreme
Il documentario di Samb mette in luce anche storie come quella di Boy Cayar, un campione di lotta senegalese ammirato da tutti. La sua incredibile forza e successo, tuttavia, non lo salvano dalla tentazione della fuga. Boy Cayar, dopo aver fallito nove tentativi di attraversare il mare, rivela la sua determinazione: “Se dovessi vedere un cayuco ora, partirei con tutta la mia famiglia“. Le sue parole, intrise di disperazione, evidenziano la gravità della situazione per molti giovani, anche quelli che hanno raggiunto il successo nei loro contesti.
La triste realtà, come evidenziato nel documentario, è che le scelte di molti sono guidate da una mancanza di alternative. Samb, attraverso la sua narrazione, lancia un appello alla realtà delle vite spezzate e delle speranze infrante di chi cerca una vita migliore al di là dell’orizzonte. Il suo viaggio, carico di sfide e sacrifici, è una testimonianza che allude a una questione più ampia, quella dell’emigrazione e delle opportunità non equamente distribuite nel mondo.