Si è conclusa la Conferenza Internazionale CLIMA 2024, un importante evento dedicato alla riflessione su temi cruciali come il cambiamento climatico e i corridoi biologici. Per due giorni, esperti, scienziati e rappresentanti di fondazioni si sono riuniti per affrontare questioni che interessano non solo l’ecologia, ma anche l’economia e la società, con l’obiettivo di promuovere azioni concrete per proteggere l’ambiente, in particolare a Fuerteventura, una delle località più vulnerabili a questi cambiamenti.
Riconoscimenti e premi alla conferenza
Durante la manifestazione, sono stati assegnati diversi premi e riconoscimenti per il contributo di alcuni scienziati e attivisti che si sono distinti nei loro ambiti. Il premio CLIMA Océanos è andato alla Dottoressa Sylvia Earle, rinomata botanica e co-presidente onorario del Corredor Biológico Mundial. La Earle è conosciuta per il suo impegno nella conservazione marina e per essere stata la prima donna come scienziata dirigente della NOAA. Recentemente ha ricevuto anche il Premio Principe delle Asturie per la Concordia, mentre nel 2009 si è guadagnata una notevole visibilità a livello mondiale grazie a una sua conferenza TED.
Un altro riconoscimento è stato assegnato alla Dottoressa Biruté Galdikas, esperta di primatologia e specializzata nella conservazione degli orangutani. Galdikas, attiva presso l’Università Simon-Fraser in Canada, è considerata una delle massime autorità sul comportamento di questi primati, avendo dedicato gran parte della sua carriera allo studio e alla tutela della loro specie.
Il Dottor Maximiliano Bello ha ricevuto il Premio CLIMA per il suo lavoro nella politica oceanografica internazionale. Con oltre vent’anni di esperienza nel campo ambientale, ha collaborato con diverse organizzazioni non governative e attualmente ricopre la carica di direttore esecutivo del Comitato Internazionale del Corredor Biológico Mundial.
Dorothea Sick-Thies, attivista e imprenditrice sociale tedesca, è stata premiata per il suo impegno nella protezione dell’ambiente e nella promozione delle energie rinnovabili. Fondatrice dell’organizzazione ‘Protect the Planet‘, si dedica a creare connessioni tra gruppi politici e sociali per sostenere progetti volti a contrastare il cambiamento climatico.
Infine, Cipriano Martín è stato riconosciuto per la sua esperienza nel campo dello sviluppo sostenibile nelle isole. Con un lungo curriculum di oltre trent’anni nel settore delle energie rinnovabili, ha coordinato importanti programmi per l’UNESCO, dimostrando un impegno costante nella promozione di innovazioni ecologiche e turistiche.
Partecipazione internazionale e dialogo sul cambiamento climatico
Nei due giorni di conferenza, numerosi esperti di diverse discipline si sono riuniti a Fuerteventura, trasformando l’isola nel fulcro del dibattito internazionale sul cambiamento climatico. Universitari, ambientalisti, fondazioni e rappresentanti delle autorità locali, come il Governo di Spagna, le Canarie e il Cabildo Insulare di Fuerteventura, hanno contribuito a un dialogo fruttuoso che mira a tradurre le conoscenze scientifiche in azioni concrete.
Marlene Figueroa, consigliera responsabile della Riserva della Biosfera, ha espresso gratitudine a tutti i partecipanti, con un richiamo all’importanza di tradurre il dibattito in pratiche concrete. Ha inoltre sottolineato come l’Ajuy, riconosciuto come chilometro zero del corridoio biologico, rappresenti un segnale positivo per l’intera Fuerteventura, indicando la necessità di un equilibrio tra sviluppo economico e natura.
In questo contesto, il tema della circular economy e dell’economia blu viene frequentemente ripreso, in quanto rappresentano modelli sostenibili che potrebbero fornire soluzioni a problemi complessi legati alla biodiversità e alla sostenibilità economica. Il linguaggio tecnico adottato dai relatori riflette l’impegno globale per un approccio coordinato e di rete, affinché le sfide ambientali possano essere affrontate in modo collettivo.
L’evento ha rappresentato non solo un’occasione per il networking tra enti e professionisti, ma anche un’opportunità per riflettere sulle pratiche attuali e future, tracciando una rotta verso un modello di sviluppo che tenga conto dell’ambiente in cui viviamo.