Isole Canarie

La battaglia di una madre per un’educazione ordinaria per il figlio Ancor

Cecilia lotta per garantire un’istruzione adeguata al figlio Ancor, isolato in un’Aula Enclave nonostante le sue reali capacità, affrontando difficoltà burocratiche e decisioni giuridiche sfavorevoli.

La storia di Cecilia si intreccia con la difficoltà di garantire un’istruzione adeguata per suo figlio Ancor, un bambino di otto anni, recentemente trasferito in un’Aula Enclave a causa di problematiche diagnostiche che lei contesta. Nonostante le relazioni mediche non giustifichino il collocamento in una struttura di questo tipo, la madre ha dovuto fare i conti con le difficoltà burocratiche e con una giustizia che finora non ha accolto le sue istanze.

La battaglia di una madre per un'educazione ordinaria per il figlio Ancor

La situazione di Ancor: un quadro complesso

Ancor è nato prematuro, con solo 24 settimane di gestazione, e ha vissuto diverse complicazioni nel suo sviluppo. Tuttavia, non presenta disturbi del linguaggio né problemi di mobilità ed è bilingue, parlando sia spagnolo che rumeno. La sua madre, Cecilia, ha cominciato la sua battaglia per ottenere un’istruzione ordinaria per il figlio dopo averlo iscritto al CEIP Agustín Millares Carló a Fuerteventura, dove si sono manifestati i primi problemi. Da tale situazione si è trasferita ad Arinaga, sperando di trovare un ambiente educativo più adatto, ma le difficoltà sono continuate.

Cecilia racconta che la valutazione effettuata su Ancor nel 2019, tramite il test ABAS-II, è stata realizzata senza il consenso della famiglia e ha avuto luogo mentre il bambino era sottoposto a una pesante terapia farmacologica per crisi epilettiche. Questo farmaco ha influito sul suo comportamento e sulle prestazioni scolastiche, ma i risultati nel test sono stati interpretati come una gravissima disabilità intellettuale, con un punteggio di 47 nel test di intelligenza Wechsler. La madre sottolinea come queste valutazioni siano state poco sensate e progettate per una fascia di età ben più ampia.

La questione delle Aule Enclave

Cecilia mette in evidenza che, nel 2024, a fronte di 237.000 alunni nelle scuole delle Canarie, solo 1.738 sono inseriti in Aule Enclave o centri speciali. Secondo lei, questa è una scelta amministrativa unilaterale che costringe Ancor a un modello educativo che non corrisponde alle sue reali capacità e non rispecchia le sue necessità.

Sebbene la giunta delle Canarie presenti le Aule Enclave come soluzioni favorevoli per l’integrazione degli alunni con Necessità Educative Speciali, Cecilia sostiene che in realtà queste strutture segregano i bambini, limitando notevolmente le loro opportunità di apprendimento. Ancor, per esempio, ha accesso solo a tre soggetti, rispetto agli otto previsti nel curriculum della scuola primaria. La madre esprime preoccupazione per come questi studenti vengano esclusi dalle normali esperienze scolastiche e sociali, ponendo domande sulla disparità tra i diritti educativi delle diverse categorie di alunni.

Le sfide legali e il ruolo della giustizia

La lotta di Cecilia ha comportato l’inoltro di numerosi ricorsi alla Direzione Territoriale di Educazione, tutti respinti. L’ultimo colpo è arrivato dalla Corte, che ha negato le misure cautelari richieste per garantire al bambino un’accesso a un’educazione ordinaria con il supporto necessario. La madre ha sottolineato che il processo legale potrebbe richiedere anche tre anni per una risoluzione, un ritardo che potrebbe avere schiaccianti conseguenze sul percorso educativo di Ancor.

Cecilia evidenzia come il bambino stia vivendo un regresso nel suo sviluppo a causa della mancanza di interazione sociale, essendo isolato in un ambiente con coetanei che, a causa di diagnosi poco accurate, non rispecchiano le sue reali esigenze. Inoltre, nelle relazioni scolastiche di Ancor compaiono diagnosi errate di disabilità motorie o intellettuali e disturbi del linguaggio, per i quali non ha mai ricevuto un supporto medico ufficiale.

La continua lotta e le prospettive future

La famiglia è consapevole che, sebbene Ancor possa avere bisogni educativi speciali, questi non derivano da una disabilità tradizionale. Il feedback ricevuto dai diversi specialisti medici negli anni ha sempre messo in evidenza che le sue limitazioni sono legate a fattori socioculturali e a una scarsa adattabilità nel contesto educativo. Cecilia spera in una rivalutazione della situazione, considerando il potenziale del figlio e la necessità di ricevere un’educazione adeguata e integrata.

Tuttavia, la recentissima decisione della giustizia, che avalla le posizioni dell’amministrazione, crea non poche preoccupazioni. Mentre la famiglia chiede giustizia per Ancor, la battaglia per riconoscere i diritti educativi di suo figlio continua, con la speranza che nel prossimo anno scolastico possano finalmente ottenere una valutazione equa della situazione educativa del bambino.