La recente approvazione da parte del Ministero dell’Interno spagnolo per l’apertura di nuovi centri di accoglienza a Fuerteventura ha destato un notevole interesse e preoccupazione. Tuttavia, le autorità locali hanno chiarito che queste strutture non comporteranno un incremento significativo dei posti disponibili per l’accoglienza permanente. Questo articolo analizza gli sviluppi e le implicazioni legate alla questione dell’immigrazione sull’isola.
Nuovi centri di accoglienza in Fuerteventura
La recente decisione del Ministero dell’Interno spagnolo prevede l’istituzione di un Centro di Accoglienza Temporanea per Stranieri a El Matorral, in grado di ospitare fino a 600 persone. Tale struttura ha lo scopo di fornire prima accoglienza e assistenza sanitaria di base, ma non è destinata a garantire un’accoglienza prolungata. La direzione dell’amministrazione dello Stato a Fuerteventura, rappresentata da María Jesús de la Cruz, ha confermato che le nuove strutture non andranno a modificare il numero di posti permanenti disponibili sull’isola.
Attualmente, esiste già un CATE operante nella nave del formaggio, un’installazione temporanea concessa dal Cabildo nel 2021, con capacità di 200 posti. Quindi, l’apertura di un nuovo CATE non significherebbe semplicemente aumentare il numero di immigrati accolti, ma piuttosto avere una struttura più adeguata per gestire eventuali emergenze quando si verificano arrivi contemporanei di diversi barconi. È importante notare che, di norma, gli arrivi avvengono con un numero limitato di persone, tra le 50 e le 100, e raramente più di tre barconi arrivano simultaneamente.
Lola García, presidente del Cabildo, ha espresso perplessità riguardo alla dimensione della struttura proposta, ritenuta “esagerata” e ha chiesto una maggiore distribuzione delle risorse tra le differenti regioni. Ha sottolineato che le decisioni in merito agli immigrati dovrebbero essere prese in concerto con le amministrazioni locali, per garantire che le persone vengano trattate con dignità e in condizioni di vita accettabili.
Chiarimenti sulle funzioni del CATE e del CAED
María Jesús de la Cruz ha cercato di dissipare le preoccupazioni suscitate dall’annuncio, sottolineando che il CATE non è destinato ad accogliere i migranti in modo permanente. Infatti, i migranti possono rimanere nella struttura solo per un massimo di 72 ore, il tempo necessario per completare le procedure di identificazione da parte delle autorità competenti. Questo tipo di centro ha quindi la funzione di una prima accoglienza, piuttosto che un sistema di rifugio duraturo.
Oltre al CATE, è prevista l’apertura di un Centro di Emergenza e Derivazione , anch’esso situato a El Matorral. A differenza del CATE, i CAED necessariamente non sono gestiti dal Ministero dell’Interno ma dal Ministero della Inclusione, della Sicurezza Sociale e delle Migrazioni. Le loro funzioni si concentrano sull’accoglienza d’emergenza e sull’assistenza strutturale per un numero maggiore di migranti. Sebbene anche il CAED non aumenti il numero complessivo di posti disponibili, fornirà assistenza per le necessità primarie di un elevato numero di persone.
Il procedimento di gestione di questi centri è solitamente affidato a organizzazioni umanitarie tramite gare d’appalto pubbliche. A Fuerteventura, la Fondazione Cepaim gestisce il servizio, affittando appartamenti tra El Matorral e Puerto del Rosario, mentre la Croce Rossa fornisce supporto specifico per le famiglie, in particolare per donne migranti con bambini.
Risorse e bilancio per la gestione dei migranti
L’allocazione di 7,4 milioni di euro, approvata dal Governo spagnolo, mira a migliorare le strutture necessarie per affrontare le continue ondate di migranti che arrivano nelle isole Canarie, con un focus particolare su Fuerteventura e Tenerife. Questa somma è stata destinata a opere, forniture e servizi, essenziali per la gestione dell’accoglienza. La costruzione del CATE e del CAED rientra nell’ambito di queste nuove misure, sebbene vi siano state delle critiche riguardanti la mancanza di un’adeguata informativa alle amministrazioni locali.
Finora, le autorità hanno affermato di non avere intenzione di riaprire il Centro di Internamento per Stranieri a Fuerteventura, una struttura che, secondo le associazioni umanitarie, assomiglia a una prigione più che a un centro di aiuto. Allo stesso modo, le affermazioni riguardo a un CIE di dimensioni ridotte non sono state confermate nelle recenti comunicazioni ufficiali.
Il dibattito sulle politiche di accoglienza in Fuerteventura rimane acceso, con le autorità locali che chiedono di garantire che le soluzioni proposte siano condivise e coordinate con le necessità delle comunità e delle persone coinvolte. Un approccio umano e dignitoso è essenziale per affrontare la complessa questione dell’immigrazione, che richiede un’immediata attenzione e azione sinergica tra istituzioni locali e nazionali.