Le operazioni di soccorso nel Canale di Sicilia continuano a rivelarsi drammatiche, con il recupero di tre corpi di migranti mentre cercavano di raggiungere le Isole Canarie a bordo di imbarcazioni precarie. Negli ultimi giorni, la situazione è diventata critica: il numero di arrivi di pateras e cayucos non accenna a diminuire, con oltre 3.000 migranti soccorsi dal 1° novembre.
Un bilancio tragico di vittime
Le statistiche parlano chiaro: solo negli ultimi cinque giorni sono stati recuperati almeno 58 corpi di migranti, una realtà straziante che segna l’intensificarsi delle operazioni di salvataggio. Tra le vittime, si è aggiunto un uomo deceduto a bordo di un cayuco, rinvenuto a 320 chilometri a sud di El Hierro. Purtroppo, non è il solo; due giovani provenienti dal Maghreb sono stati trovati senza vita in mare, a poca distanza da Lanzarote, da un peschereccio in zona.
Le operazioni di recupero sul molo di Arrecife hanno portato a riva i corpi di questi due uomini, entrambi di circa vent’anni. Le evidenze suggeriscono che siano annegati durante un naufragio: uno di loro indossava un giubbotto di salvataggio, mentre l’altro era rimasto aggrappato a un pneumatico nella disperata lotta per restare a galla. Questi tragici eventi sottolineano il rischio che i migranti affrontano nel tentativo di attraversare il mare, lasciare il loro paese e cercare una nuova vita in Europa.
Operazioni di soccorso in aumento
Martedì 5 novembre, i soccorritori hanno effettuato sei interventi di salvataggio nei pressi di Lanzarote, isola che ha visto oltre 1.800 arrivi negli ultimi cinque giorni. Tra le imbarcazioni impiegate nelle operazioni, la Guardamar Calíope è stata particolarmente attiva, riuscendo a soccorrere 225 migranti provenienti da quattro diverse embarcazioni. Altri salvataggi sono stati condotti dalla Guardamar Concepción Arenal, che ha tratto in salvo 139 persone da un’altra imbarcazione in difficoltà.
Le operazioni di soccorso avvengono spesso in condizioni di precarietà e rischio elevato, e ciò che rende la situazione ancora più critica è il numero crescente di migranti in mare. Le informazioni di un portacontainer che ha avvistato uno dei gruppi dimostrano l’importanza della sorveglianza marittima, da parte sia della Guardia Costiera che delle organizzazioni attive nel salvataggio.
Una traversata pericolosa e disperata
Un altro salvataggio significativo è avvenuto il lunedì sera, quando la Guardamar Talía ha raggiunto un cayuco in balia delle onde. La nave britannica che aveva avvistato l’imbarcazione ha seguito e monitorato la situazione fino all’arrivo dei soccorsi. A bordo del cayuco erano presenti 131 migranti, tra cui undici donne e cinque minorenni. Anche in questo caso, il recupero è stato funesto: un uomo era già deceduto e un altro è stato trasportato in elicottero verso un ospedale, a causa delle sue condizioni critiche.
Le testimonianze di coloro che sono stati soccorsi rivelano l’ardua realtà del viaggio: alcuni di loro sono partiti da Dakar e hanno trascorso ben 15 giorni in mare. Questi racconti evidenziano non solo il coraggio, ma anche la disperazione che spinge così tante persone a intraprendere viaggi così pericolosi. La continua necessità di soccorsi è un segnale allarmante di quanto questa crisi migratoria sia diventata un problema umanitario pressante.
Con la crescita costante degli arrivi e il numero di vittime che continua ad aumentare, è chiaro che la questione migratoria nel Mediterraneo richiede un’attenzione urgente e un impegno collettivo per affrontare le cause profonde di questa crisi.