Isole Canarie

La cruda realtà degli oceani canari: intervista con María Gómez Ballesteros

María Gómez Ballesteros, vicepresidente del CSIC, sottolinea l’importanza di proteggere la biodiversità marina delle Canarie minacciata da cambiamenti climatici e inquinamento, richiedendo investimenti nella ricerca scientifica.

María Gómez Ballesteros, vicepresidente del Consiglio Superiore delle Investigazioni Scientifiche , ha recentemente partecipato al congresso Ínsula, dedicato alla divulgazione scientifica che si è tenuto al Gabinetto Letterario di Las Palmas de Gran Canaria. Durante l’evento, ha messo in evidenza come il 80% dei fondi marini rimanga ancora in gran parte sconosciuto e ha sollevato l’attenzione su problematiche ambientali che minacciano l’equilibrio ecologico delle isole Canarie.

La cruda realtà degli oceani canari: intervista con María Gómez Ballesteros

Rischi ambientali per gli oceani delle Canarie

Attualmente, il mondo si trova di fronte a una crisi ambientale triplice, caratterizzata dai cambiamenti climatici, dalla perdita della biodiversità e dall’inquinamento. Secondo Gómez Ballesteros, tutte e tre queste minacce colpiscono le Canarie in modo diretto. L’arcipelago spagnolo detiene il primato in biodiversità marina in Europa, grazie alle sue tre regioni ecologiche: Atlantica, Macaronesia e Mediterranea. Tuttavia, la straordinaria diversità biologica di queste zone è ora minacciata dalle crisi globali. Le praterie di posidonia, essenziali per la vita marina, stanno subendo un regresso significativo, creando preoccupazioni per l’ecosistema.

Gómez Ballesteros evidenzia che, sebbene le eruzioni vulcaniche recenti abbiano avuto un impatto, esiste anche un potenziale di recupero. La scienziata ricorda che è necessario monitorare e proteggere questi ecosistemi, un compito che richiede un impegno costante e un’adeguata strategia di conservazione. La domanda cruciale è questa: come possiamo preservare e ripristinare un patrimonio biologico tanto prezioso?

Eruzioni vulcaniche e biodiversità: un equilibrio complesso

Gómez Ballesteros fa riferimento a due esempi chiave: l’eruzione sottomarina del vulcano Tagoro a El Hierro e quella avvenuta a La Palma. Entrambi gli eventi hanno avuto un impatto significativo sulla biodiversità locale. A El Hierro, la scienziata osserva che, pur essendo avvenuta una perdita di biodiversità in seguito all’eruzione, nel corso del tempo il monitoraggio ha rivelato un incremento della biomassa e della diversità biologica nell’area. Questo è un segnale incoraggiante, suggerendo che gli ecosistemi hanno la capacità di riprendersi quando lasciati a operare in modo naturale.

Nel caso di La Palma, sebbene l’eruzione sia stata subaerea, essa ha distrutto habitat marini cruciali ancorati al fondo del mare. Tuttavia, anche in questo caso, si osserva che le riserve marine hanno una funzione propulsiva per rilanciare la biodiversità. Ciò dimostra che, sebbene gli eventi catastrofici possano apparire devastanti, la natura ha meccanismi di auto-ripristino che possono favorire la rinascita degli ecosistemi, a condizione che si instaurino pratiche di protezione adeguate e si riducano le fonti di inquinamento.

La minaccia dell’inquinamento e il recupero degli ecosistemi

Un’altra preoccupazione evidenziata da Gómez Ballesteros riguarda l’inquinamento oceanico, in particolare la diffusione di microplastiche. Questi piccoli particellari non sono visibili ad occhio nudo, il che porta a una sottovalutazione del loro impatto. Tuttavia, è importante riconoscere che l’inquinamento influisce gravemente sugli organismi marini. Sebbene si parli frequentemente dell’aumento del livello del mare e del riscaldamento degli oceani, spesso ci si dimentica di considerare la salute degli ecosistemi sommersi.

Le Canarie, grazie alla loro posizione geografica, ospitano habitat marini di una biodiversità senza precedenti. Proprio per questo motivo, è fondamentale che vengano effettuati studi approfonditi sugli ecosistemi oceanici locali. Conoscere la fauna e la flora insediata nei fondali è una premessa fondamentale per stabilire misure di protezione efficaci. Solo attraverso la ricerca è possibile identificare e proteggere gli habitat marini minacciati, garantendo la loro conservazione e il recupero delle specie in pericolo.

La necessità di investimenti nella ricerca marina

María Gómez Ballesteros sottolinea che il Consiglio Superiore delle Investigazioni Scientifiche è attualmente impegnato in campagne di ricerca sistematiche, sia per studiare gli ecosistemi della colonna d’acqua, sia per analizzare i fondali marini. Il CSIC ha recentemente introdotto un nuovo vascello scientifico dotato di tecnologie avanzate per la ricerca marina. Questi strumenti moderni sono essenziali, ma richiedono investimenti considerevoli e un supporto finanziario continuo per sostenere le operazioni in mare.

Mantenere tali infrastrutture è un compito oneroso, e la scienziata evidenzia la necessità di una maggiore allocazione di fondi per la ricerca marina. Non si tratta solo di navigare le acque, ma di comprendere in profondità gli oceani, il che implica anche collaborazioni con ministeri e altre istituzioni. Inoltre, è cruciale investire nella formazione di giovani scienziati e di talenti esperti nel campo della geologia marina.

Opportunità e sfide per la ricerca nelle isole Canarie

Gómez Ballesteros conclude evidenziando che le università delle Canarie stanno formando un’importante leva di esperti nel campo della ricerca marina. Essendo un laboratorio vivente per la geologia e la biologia, le isole offrono un contesto unico per approfondire la ricerca sull’evoluzione degli ecosistemi marini. È fondamentale non solo attrarre talenti scientifici e specializzati, ma anche impedire la fuga di cervelli, promuovendo programmi di formazione e sviluppo di carriera.

La domanda del futuro sarà quindi: come le Canarie possono diventare un polo di riferimento per la ricerca marina? Solo attraverso un forte impegno nella preservazione ambientale e la promozione della scienza sarà possibile garantire un futuro sostenibile per questi preziosi ecosistemi marini.