Un importante verdetto della giustizia spagnola ha confermato la condanna di un noto aviatore coinvolto in un grave caso di traffico di sostanze stupefacenti. La sentenza del Tribunale Supremo ha ribadito la pena di 11 anni di prigione e una multa di ben 65 milioni di euro a carico di David Amar de Juan, conosciuto come “il Giudeo”, amministratore di una compagnia aerea. Questo provvedimento arriva dopo che l’uomo è stato riconosciuto colpevole di aver trasportato 388 chili di cocaina a Fuerteventura nel 2019.
La condanna e la pena inflitta
Il Tribunale Supremo ha ratificato la condanna già emessa dalla Sezione Prima della Corte Provinciale di Las Palmas, confermando che non vi sono state circostanze attenuanti che potessero influire sulla severità della pena. La decisione è stata presa a seguito di un ricorso di cassazione presentato dalla difesa, che è stato respinto, segnando un passo significativo nella lotta contro il traffico di droga in Spagna. Durante il processo, è stato evidenziato come l’azione criminale di Amar de Juan non fosse solo un incidente isolato, ma parte di un più ampio schema di traffico di droga.
La Corte ha descritto in dettaglio il piano criminale orchestrato da Amar de Juan. Il 22 marzo 2019, egli ha pilotato l’aereo Pilatus PC-12/45 da Toledo verso Guinea Conakry e Fortaleza in Brasile. Qui, la sua equipaggio ha caricato un ingente carico di cocaina per poi tentare di introdurlo in territorio spagnolo. All’atterraggio a Fuerteventura, avvenuto il 26 marzo, le autorità hanno fermato il velivolo e sequestrato 388 pacchetti di cocaina purissima, il cui valore di mercato si aggira attorno agli 11 milioni di euro.
La fuga e l’arresto di Amar de Juan
Dopo l’operazione di polizia che ha portato al sequestro della droga, i tre membri dell’equipaggio, incluso Amar de Juan, sono fuggiti dall’aeroporto di Fuerteventura. Un altro componente della crew, Pablo María Lana Hierro, è stato successivamente condannato anch’esso per lo stesso reato nel 2021. Amar de Juan, invece, ha vissuto in latitanza per tre anni, fino a quando non è stato arrestato il 18 febbraio 2022 mentre tentava di lasciare l’Ambasciata messicana a Madrid, utilizzando documenti falsi per eludere la cattura.
Il suo arresto ha segnato una svolta importante nella lotta contro il traffico di droga, non solo per l’operazione stessa, ma anche per il modo in cui ha messo in luce l’uso di documenti falsi e gli sposali metodi di fuga utilizzati dai criminali. Questo caso ha suscitato notevole attenzione mediatica, evidenziando le problematiche legate alla sicurezza aerea e all’infiltrazione del narcotraffico all’interno di operazioni legittime di aviazione.
Le argomentazioni della difesa e la risposta del Supremo
La difesa di Amar de Juan ha tentato di contestare la sentenza, sostenendo che il processo aveva violato i diritti fondamentali del cliente, con particolare riferimento alla mancata ammissione di prove ritenute chiave. I legali hanno sostenuto che le comunicazioni cifrate di una specifica applicazione, SKY ECC, avrebbero potuto dimostrare che Amar de Juan fosse stato provocato nella commissione del reato. Inoltre, la difesa ha chiesto che il tribunale considerasse il reato come un tentativo, citando l’operazione come una potenziale consegna controllata.
Tuttavia, il Tribunale Supremo ha rigettato tutte le obiezioni della difesa, sottolineando che non si erano verificate violazioni dei diritti fondamentali e che le evidenze presentate non avevano la rilevanza necessaria per giustificare un’ulteriore attenuazione della pena. Il Supremo ha inoltre dichiarato che la confessione di Amar de Juan, avvenuta diversi anni dopo i fatti e priva di dettagli significativi, non fosse sufficiente a ridurre la pena inflitta.
La decisione finale e le conseguenze
La sentenza del Supremo ha stabilito che il reato di traffico di droga era stato consumato nel momento stesso in cui Amar de Juan aveva preso possesso del carico di cocaina e stava per trasportarlo. La Corte ha confermato che la penalità originale, comprendente 11 anni di reclusione e la colossale multa di 65 milioni di euro, rifletteva la gravità del crimine e le responsabilità dirette dell’imputato. La condanna ha anche comportato la confisca dell’aereo utilizzato nel traffico di droga, destinato alla distruzione, così come il carico di cocaina sequestrato. Questo episodio evidenzia le sfide continue del governo spagnolo nella lotta contro il narcotraffico e la necessità di un sistema giudiziario fermo e reattivo.