Recenti lavori di scavo nella zona archeologica di Lobos, nel Canale di Lanzarote, hanno rivelato importanti scoperte relative alla presenza romana sull’isola. Questa non è la prima campagna di scavi, ma la nona in ordine di tempo, e come al solito, ha portato alla luce elementi in grado di riscrivere la storia di questo sito, con reperti che suggeriscono una possibile interazione tra i romani e le popolazioni locali.
Scoperte significative nei lavori di scavo
Durante la campagna archeologica che è iniziata il 4 novembre e proseguirà fino al 22 di questo mese, i ricercatori hanno scoperto un pavimento in pietra a una profondità di 1,60 metri sotto la sabbia della Playa de la Concha. Il ritrovamento di questo pavimento ha ampliato l’area del noto laboratorio di produzione di porpora verso nord, ma al momento non sono stati trovati segni di tintura, suggerendo che possa trattarsi piuttosto di una struttura abitativa. Le ipotesi avanzate dai ricercatori indicano che questa costruzione potrebbe estendersi su tutto l’isolotto.
Il team, composto da undici archeologi e numerosi volontari, sta analizzando un’area di quasi 400 metri quadrati, grazie a un’indagine preliminare condotta con georadar nel 2023. Finora, sono stati scavati 32 metri quadrati di questo nuovo sito. I materiali archeologici continuano a emergere, tra cui anfore romane, ossa e resti di canailla, il mollusco dal quale veniva estratto il famoso pigmento. Le scoperte evidenziano chiaramente una continuità di occupazione* romana a Lobos, databile ai secoli I a.C. e I d.C.*
Collaborazione e ricerca culturale
La campagna di scavo in corso è il risultato di una cooperazione tra varie istituzioni tra cui il Cabildo di Fuerteventura, l’Organismo Autonomo di Musei e Centri del Cabildo di Tenerife e l’Università di La Laguna. Questi enti stanno lavorando insieme per approfondire l’importante eredita storica delle Canarie, che un tempo rappresentavano il confine occidentale dell’Impero Romano nel Mar Mediterraneo. Inoltre, un ricco patrimonio archeologico emerso a Lobos viene esposto presso il Museo Archeologico di Fuerteventura, contribuendo a una maggiore comprensione di questa area strategica per il commercio marittimo romano.
La dottoressa Mercedes del Arco, co-direttrice dei lavori, sottolinea l’unicità di questo sito, che è stato identificato come un importante nodo commerciale romano. Le scoperte iniziali risalgono al 2012, quando una coppia di turisti trovò ceramiche antiche sulla spiaggia. Prima di quel momento, gli unici segni della presenza romana erano rappresentati da anfore trovate nelle acque circostanti le Canarie, a testimonianza delle rotte marittime utilizzate dai naviganti romani.
Le incertezze sul commercio con le popolazioni locali
Nonostante le affermazioni sui legami tra il laboratorio di produzione di porpora e le popolazioni indigene, i ricercatori non hanno ancora scoperto prove definitive di interazioni commerciali dirette. Secondo Carmen del Arco, co-direttrice del progetto e professoressa di Preistoria all’Università di La Laguna, l’unico indizio di connessione tra queste due culture dipende da correlazioni osservate nel bestiame domestico, in particolare capre e ovini, suggerendo che potesse esserci scambio con le comunità locali. Tuttavia, la mancanza di ricerche approfondite nei siti aborigeni rende difficile definire la natura esatta di questi possibili scambi.
Questa campagna continua a sollevare molte domande e offre nuovi spunti per la ricerca storica, conservando viva l’attenzione su Lobos come uno degli incroci culturali più affascinanti del passato romano nelle Canarie.