La Sezione Sesta dell’Audiencia Provinciale di Las Palmas si prepara a dibattere un caso di abuso sessuale che ha scosso la comunità di Arrecife. Il processo, previsto per il prossimo martedì 3 dicembre, coinvolge un uomo accusato di aver abusato sessualmente, con penetrazione, di una donna. Questo episodio risale al dicembre del 2019 e non è classificabile come reato di aggressione sessuale, poiché si è verificato prima della riforma della Legge di Garanzia Integrale della Libertà Sessuale, entrata in vigore nell’ottobre 2022, che ha modificato la disciplina in materia di reati sessuali.
I fatti accaduti la notte del 17 dicembre 2019
Il presunto abuso è avvenuto nella notte del 17 dicembre 2019, intorno alle 22:00, all’interno dell’abitazione della vittima, ad Arrecife. Secondo le informazioni fornite dal pubblico ministero, la donna stava dormendo nella sua camera mentre la sua famiglia si trovava in altre stanze della casa. In quel momento, J.A.P.G., l’imputato, si sarebbe unito a lei nel letto e avrebbe iniziato a toccarla sopra i vestiti, per poi introdurre la mano sotto la sua biancheria intima, accarezzandole la vagina.
Secondo quanto riportato dal Ministero Pubblico, la vittima avrebbe tentato di allontanare la mano dell’imputato, esplicitandogli il suo disinteresse e rifiuto. Tuttavia, nonostante le sue proteste, l’uomo non si sarebbe fermato e avrebbe bloccato i suoi piedi per impedirle di alzarsi dal letto. In un tentativo di soddisfare i propri impulsi sessuali, l’imputato si sarebbe parzialmente spogliato, sollevato le gambe della vittima e, infine, le avrebbe abbassato i pantaloni.
Accusa e richieste del pubblico ministero
L’accusa si è concentrata sull’aggravante della violenza nel comportamento di J.A.P.G., che avrebbe perpetrato l’abuso per un lasso di tempo che si stima in circa cinque minuti, fino a quando non avrebbe eiaculato all’interno della vittima. In questo contesto, la procura ha deciso di qualificare gli atti come un reato di abuso sessuale con penetrazione, chiedendo per l’imputato una pena detentiva di otto anni.
In aggiunta alla richiesta di condanna, il pubblico ministero ha anche sollecitato l’inosservanza di alcuni diritti, come il divieto per l’imputato di avvicinarsi a meno di 500 metri dalla vittima, dal suo domicilio e da qualsiasi altro luogo in cui si possa trovare. La misura di libertà vigilata dovrebbe durare sette anni e prevede anche il divieto di comunicazione con la vittima per un periodo di dieci anni.
Inoltre, la procura ha chiesto che l’imputato risarcisca la vittima con 6.000 euro come indennizzo per danni morali, sottolineando la gravità della situazione e la necessità di giustizia per la persona lesa. Il caso accende un faro su questioni cruciali legate al consenso e alla protezione delle vittime di abusi, temi di rilevanza sempre più attuale nella società contemporanea.