Isole Canarie

Confermate le condanne per i responsabili del club cannabico di Fuerteventura

Il Tribunale Superiore di Giustizia delle Canarie condanna a pene fino a cinque anni i fondatori di un’associazione cannabica per crimini contro la salute pubblica e traffico illecito di sostanze.

Il Tribunale Superiore di Giustizia delle Canarie ha recentemente confermato le sentenze che condannano a pene fino a cinque anni di reclusione i due fondatori di un’associazione cannabica a Fuerteventura, accusati di crimini contro la salute pubblica e di associazione illecita. La pronuncia, resa nota il 25 novembre, mette in luce le irregolarità legate al funzionamento dell’organizzazione e al traffico di sostanze stupefacenti.

Confermate le condanne per i responsabili del club cannabico di Fuerteventura

I dettagli della sentenza

Nella sentenza pubblicata, il TSJC ha confermato le condanne a cinque anni di carcere per i due fondatori dell’Associazione Cannabica di Morro Jable , decise il 7 febbraio 2024 dalla giuria di primo grado. Un terzo coimputato, responsabile della coltivazione e preparazione della marijuana e dell’olio di cannabis, è stato condannato a quattro anni. Questo individuo aveva un contratto di collaborazione con l’associazione per fornire i materiali necessari alla produzione.

Il tribunale ha ribadito la veridicità del racconto dei fatti, evidenziando che i due principali accusati hanno fondato l’Accamor il 28 novembre 2017, presentandola come una ricerca senza scopo di lucro. Tuttavia, nonostante nei statuti non fosse menzionata la distribuzione di sostanze stupefacenti tra i soci, il club è stato utilizzato per la distribuzione incontrollata di marijuana e olio di cannabis a terzi, tramite il locale di loro proprietà. La produzione e la preparazione della droga avvenivano per mano del terzo imputato, che era stato ingaggiato per questo specifico compito.

Modalità di reale attività dell’associazione

La sentenza del TSJC ha chiarito che i membri dell’associazione ricevevano, dietro pagamento di una quota associativa, le sostanze stupefacenti direttamente nella sede del club, potendole portare con sé per il consumo al di fuori dell’area. Questa prassi avveniva senza alcun controllo o monitoraggio, il che solleva interrogativi sulla legalità delle operazioni condotte dall’associazione.

La situazione è emersa in modo palese quando, il 26 giugno 2018, le forze dell’ordine hanno effettuato una perquisizione presso l’abitazione del responsabile della lavorazione della droga nel comune di Tuineje. Durante l’operazione, sono stati sequestrati 750 grammi di olio di cannabis e oltre 7.276 grammi di marijuana, entrambi contenenti THC. Valutati nel complesso, i prodotti avevano un valore di vendita al pubblico di circa 1.581,75 euro per l’olio e 9.918,14 euro per la marijuana.

La giurisprudenza sui club cannabici

Il TSJC ha confermato la posizione della giuria di primo grado, sottolineando che l’associazione non fosse altro che una copertura per l’attività illegale che veniva condotta. L’ente ha dichiarato che lo scopo reale del club cannabico era quello di vendere marijuana in modo indiscriminato, mascherandolo da operazione legittima richiedendo l’iscrizione dei membri a fronte di un piccolo contributo monetario, senza adeguati controlli.

Pertanto, i requisiti stabiliti dalla dottrina legale per la creazione di un’associazione cannabica legittima non sono stati soddisfatti. Secondo la legge, dovrebbe trattarsi di consumatori abituali che si riuniscono per il consumo della sostanza in ambienti chiusi, e il gruppo deve essere limitato a una cerchia di individui identificabili. Inoltre, le quantità di droga gestite devono essere ridotte e commisurate ai consumi quotidiani.

Nella situazione specifica, il TSJC ha rilevato che l’erogazione della droga per presunti fini terapeutici non era né controllata né conformata a criteri di consumo limitato. I membri del club non sembravano parte di un gruppo definito di individui con problematiche di dipendenza, ma piuttosto erano attratti da passaparola, da informazioni tramite Internet, o semplicemente da persone di passaggio nel locale.