Isole Canarie

Emergenza a mare: 150 persone a bordo di un cayuco alla deriva nell’Atlantico

Emergenza nel Mediterraneo: un cayuco con 150 persone a bordo è alla deriva da oltre due giorni, mentre le ONG denunciano la mancanza di intervento delle autorità competenti per il soccorso.

Le organizzazioni non governative Caminando Fronteras e Alarm Phone hanno lanciato un allerta riguardo a una situazione critica che coinvolge un cayuco con 150 persone a bordo, alla deriva nell’Oceano Atlantico. L’imbarcazione, in difficoltà e senza contatto con il mondo esterno, ha richiesto aiuto da più di due giorni. La mancata assistenza dalle autorità ha sollevato preoccupazioni sulla sicurezza dei naufraghi.

Emergenza a mare: 150 persone a bordo di un cayuco alla deriva nell'Atlantico

La situazione del cayuco e le richieste di aiuto

Il cayuco, partito da Niodior, Senegal, la notte del 21 ottobre, ha iniziato a manifestare segnali di emergenza solo dopo cinque giorni di navigazione, quando ha superato le acque mauritane. Come riportato da Caminando Fronteras, gli occupanti hanno potuto comunicare per l’ultima volta con le ONG sabato 26 ottobre tramite un telefono satellitare, alle 4:42 e 5:00 del mattino. Da quel momento, i contatti si sono interrotti, alimentando l’angoscia per la loro sorte.

Secondo Alarm Phone, in questo frangente è stata fornita una posizione precisa del cayuco a Salvamento Marítimo, il servizio spagnolo di soccorso marittimo. Le coordinate rese note indicano che l’imbarcazione si trovava a 735 chilometri da La Restinga, il porto più vicino situato sull’isola di El Hierro. Nonostante l’urgenza della situazione, il cieco silenzio che ha seguito queste comunicazioni ha sollevato interrogativi sulla risposta delle autorità competenti.

Le responsabilità nelle operazioni di salvataggio

Salvamento Marítimo ha confermato di essere a conoscenza dell’emergenza, sottolineando che la responsabilità per il soccorso ricade su Rabat, poiché il cayuco si trovava in acque dove Spagna e Marocco condividono il dovere di soccorso. Tuttavia, i rappresentanti degli ONG hanno segnalato una mancanza di azione efficace da parte delle autorità marocchine, che hanno appellato a Mauritania come parte responsabile della situazione.

La fondatrice di Caminando Fronteras, Helena Maleno, ha espresso la propria frustrazione: “Stiamo vivendo un momento di profonda disperazione. Questo è un chiaro esempio di come le persone possano venire lasciate a morire in mare.” La denuncia di Maleno è condivisa da molti, vista la criticità dell’emergenza e l’urgenza di una decisione definitiva sul da farsi.

Emergenza umanitaria e risorse disponibili

La posizione finale comunicata del cayuco riportava che gli occupanti stavano affrontando condizioni meteorologiche avverse, con vento forte e problemi al motore che impedivano di procedere. Inoltre, un mercantile che si trovava in zona ha riferito di aver fornito dell’acqua ai naufraghi, ma il deterioramento della situazione era evidente: l’imbarcazione non aveva più propulsione e veniva spinta verso sud dalle correnti oceaniche.

I soccorsi marittimi in passato hanno dimostrato di essere in grado di operare a distanze simili da El Hierro, con le imbarcazioni di tipo Guardamar. Tuttavia, l’invio di una di queste navi richiederebbe quasi un giorno per arrivare al punto in cui si trova il cayuco e, per fortuna, potrebbe necessitare di rifornimenti durante il viaggio di ritorno.

Le ONG continuano a ricevere notizie da diversi gruppi di salvataggio e hanno ripetutamente contattato le autorità spagnole per chiedere un intervento più deciso da parte di Salvamento Marítimo. La lentezza nelle operazioni genera grande apprensione tra familiari e sostenitori dei naufraghi, che attendono con trepidazione una risposta che possa garantire la loro salvezza.