Il 22 ottobre si è svolto il convegno letterario “Texturas” presso il CIC El Almacén di Arrecife, organizzato dall’Area Cultura del Cabildo di Lanzarote in collaborazione con l’Associazione Karmala Cultura. Questo incontro ha rappresentato un’importante occasione di riflessione sul tema della perdita nella letteratura, coinvolgendo esperti del settore e, in particolare, l’antropologa Marianna Amorim e i writer Roy Galán e Sara Torres. Durante la conversazione, ci si è concentrati su questioni intime e profonde, indagando come la memoria e la scrittura possano interagire in seguito a esperienze dolorose.
La perdita e il suo impatto nelle vite degli scrittori
La perdita è un tema ricorrente e complesso nella vita di ognuno di noi e, in particolare, nell’arte della scrittura. Durante il convegno, ma anche nel corso delle vite di Roy Galán e Sara Torres, emerge con forza il peso della perdita di una figura materna avvenuta in giovane età. Tali esperienze hanno profondamente influenzato il loro lavoro letterario, producendo una riflessione profonda su come il vuoto lasciato da chi abbiamo amato possa diventare, paradossalmente, una fonte di ispirazione creativa.
Nel caso di Roy, la reminiscenza del momento in cui la sua casa barcollava tra il passato e la demolizione gioca un ruolo cruciale nel definire il suo legame con la memoria. “Una casa che sembrava di streghe”, la descrive con un misto di nostalgia e malinconia, evidenziando come la sovrapposizione del passato e del presente possa generare un linguaggio poetico unico. Il ricordo delle case d’infanzia, oramai perdute, segna tutti e tre i partecipanti alla discussione, evidenziando un comune bisogno di riconnettersi con quelle esperienze, cercando nella scrittura un modo per ricostruire quei legami.
Le strade della memoria: attivatori e reminiscenze
Quando parliamo di memoria, ci riferiamo a un processo che va oltre il semplice ricordo degli eventi. È per questo che durante il dialogo, Sara Torres ha condiviso un episodio toccante verificatosi in una notaría di Arrecife, dove un semplice indirizzo ha riattivato il ricordo palpabile della sua infanzia. Riconoscere il luogo dove sua nonna viveva ha risvegliato emozioni intense, descrivendo con vividezza il momento in cui ha suonato il campanello della sua casa. Questa esperienza diventa una metafora per esplorare i meccanismi con cui la memoria emozionale si attiva e come essa possa influenzare la scrittura.
La conversazione si è poi spostata sul tema della memoria discursiva versus la memoria sensitiva. La prima rappresenta il ricordo dei fatti in forma verbale, mentre la seconda è legata a sensazioni e immagini, spesso più potenti e evocative. Attraverso i racconti di Sara e Roy, si è compreso come qualsiasi oggetto, esperienza o luogo possa fungere da catalizzatore per riattivare ricordi sotterranei ed emozioni profonde. Quella che è apparentemente una semplice notazione o un disegno ritrovato può aprire porte verso il passato, creando connessioni inattese e forti.
La scrittura come rifugio dalla perdita
Il dialogo ha toccato vari aspetti della scrittura, evidenziando come essa possa diventare un rifugio dalla perdita. Qui, la scrittura non è solo pratica letteraria, ma porta con sé una funzione catartica, un modo per esorcizzare il dolore e la fragilità umana. Durante il confronto, è stato citato il lavoro di autori come Pilar Pallarés e Chus Pato, che esplorano la tematica della perdita nelle loro opere. Pallarés, con “Tempo Fósil”, rievoca la casa familiare distrutta, mentre Pato, vincitrice del Premio Nazionale di Poesia, usa la poesia come un modo per affrontare l’orfanezza e il vuoto lasciato dalla morte della madre.
Il potere trasformativo della memoria serve da sfondo alla discussione: la scrittura diventa un tentativo di raccogliere i frammenti disperdenti del passato per dare loro nuova vita. Le difficoltà di vivere e di affrontare la mortalità rimangono temi centrali. Sara Torres, nella sua narrativa “Lo che c’è”, esamina come il piacere possa diventare una forma di resistenza contro la perdita, fondendo nella scrittura la bellezza e la tristezza di esperienze spesso slegate da categorie semplici.
L’arte di scrivere: esistenza e trasformazione
La giornata si è conclusa celebrando la scrittura come un atto di resistenza. La scrittura diventa un mezzo per dare senso al caos e alle emozioni scaturite dalla perdita, un tentativo di mantenere viva la memoria di ciò che è andato perduto mentre si affrontano i nuovi inizi. Scrivere comporta un’interazione delicata tra esperienza di vita e creazione artistica.
La metafora della casa, del rifugio sicuro dove rimanere nonostante le tempeste della vita, ha trovato posizione centrale nel discorso. Scrivere diventa così non solo una questione di linguaggio, ma un modo per creare un “posto” dove le assenze possono essere onorate e le esperienze trasformate. Le diverse “trame” delle esistenze dei partecipanti hanno messo in luce il legame tra scrittura e memoria, e l’importanza di affrontare il tema della perdita attraverso parole che cercano di ricomporre il disegno della nostra esistenza.