Le recenti manifestazioni contro il turismo di massa nelle Canarie hanno visto una diminuzione della partecipazione, con circa 20.000 persone scese in piazza domenica 20 ottobre. Malgrado il calo nelle presenze, i problemi sottesi alla piattaforma “Canarias Tiene un Límite” rimangono rilevanti e continuano a suscitare preoccupazione. Queste proteste hanno messo in evidenza le lamentele relative all’accesso limitato all’abitazione, alla pressione sulle risorse naturali e all’impatto ambientale dell’attuale modello turistico.
La situazione attuale delle manifestazioni
La stampa locale ha riportato che le manifestazioni organizzate dalla piattaforma “Canarias Tiene un Límite” hanno perso vigore, con la partecipazione stimata intorno alle 20.000 persone. La novità di quest’ultima manifestazione è stata la sua svolgimento in diverse zone turistiche delle Canarie. Sebbene il numero di partecipanti sia diminuito rispetto ad altre occasioni, il messaggio dei manifestanti rimane fermo: chiedono un modello socioeconomico più equilibrato e una risposta concreta a una realtà che si fa sempre più difficile, caratterizzata da un evidente squilibrio tra il profitto generato dal turismo e le condizioni economiche delle persone comuni.
Le proteste si sono concentrate in luoghi simbolici per il turismo, trasformando l’affluenza turistica in un palcoscenico per esprimere le istanze locali. I manifestanti continuano a evidenziare una situazione che, numeri alla mano, mostra come il business turistico, che sembra portare ricchezze, in realtà non si traduca in benessere per la popolazione residente. A Corralejo, una delle località di mare più popolari e affollate, circa 500 persone hanno partecipato a una marcia pacifica trattando delle problematiche legate al turismo.
Corralejo: un esempio emblematico
La manifestazione a Corralejo si è svolta in maniera tranquilla, con il corteo che partiva dal parco acquatico e si concludeva presso Plaza Patricio Calero, percorrendo l’intera via commerciale e parte del lungomare, fulcro di ristoranti e turisti. Durante il cammino, le persone hanno mostrato striscioni con slogan contro il turismo di massa, catalizzando l’attenzione anche dei turisti presenti. Alcuni visitatori, pur scettici inizialmente, hanno finito per comprendere le preoccupazioni dei manifestanti riguardo a questioni come l’inquinamento e l’aumento dei prezzi delle case. Da un lato, si registrano proteste per il deterioramento della qualità della vita dei residenti, dall’altro i turisti si dicono confusi, non comprendendo le ragioni di una campagna contro un settore che, in teoria, dovrebbe generare benessere.
Adelina Padrón, portavoce della piattaforma “Fuerteventura Tiene un Límite“, ha commentato che i manifestanti non sono contro il turismo in sé, ma contro un modello di sviluppo insostenibile che ha causato danni irreparabili al territorio e ha impoverito la popolazione. Le richieste, tra cui una limitazione all’acquisto di case da parte di non residenti e l’introduzione di una tassa ecologica, sono tutte dirette a cercare un equilibrio tra sviluppo turistico e qualità della vita dei residenti.
Le richieste dei manifestanti
Alle richieste di protezione dell’ambiente e della sostenibilità, i manifestanti collegano anche il tema della disuguaglianza sociale. Con statistiche che evidenziano come il 40% dei residenti delle Canarie viva attualmente al di sotto della soglia di povertà, tante le lamentele sono sfociate in appelli per una riforma del settore, che preveda un riequilibrio tra le necessità della popolazione e gli interessi dei grandi gruppi imprenditoriali.
In un contesto in cui il turismo ha attirato 17 milioni di visitatori nel 2022, le testimonianze raccolte tra i residenti sottolineano un clima di tensione crescente, alimentato anche da politiche che favoriscono la costruzione continua di strutture turistiche a discapito della comunità locale. Inoltre, la pressione sul mercato immobiliare e il numero crescente di case vacanze stanno alimentando una crisi abitativa che colpisce in particolare le famiglie meno abbienti.
Durante la manifestazione, i processi di edilizia irregolare sono stati denunciati come ulteriori problematiche che affliggono le isole, unitamente a un incremento delle licenze per case vacanza, che contribuisce a un peggioramento generale delle condizioni di vita. Le proposte avanzate dai manifestanti includono una moratoria sugli sviluppi turistici e la regolamentazione della compravendita di abitazioni da parte di fondi di investimento, giustamente ritenuti non idonei a far fronte ai bisogni della popolazione locale.
Un appello al cambiamento
Molti cittadini ritengono che il governo delle Canarie non stia ascoltando le loro voci. Le denunce di mancanza di trasparenza e partecipazione nelle decisioni politiche sono forti, alimentando un crescente malcontento. Le manifestazioni di ottobre, sebbene meno numerose, non sono da interpretare come un segno di apatia, bensì come un chiaro messaggio di perseveranza e determinazione nel cercare un cambiamento.
Le statistiche mostrano infatti che il numero di manifestanti era nettamente inferiore rispetto ai 60.000-200.000 che avevano partecipato alla grande manifestazione del 20 aprile, ma ciò non sminuisce la gravità della situazione. Questo calo nelle presenze potrebbe essere interpretato come una sfida alle autorità locali, che devono ora affrontare la crescente tensione all’interno della comunità.
Costante è l’impegno dei comitati e delle associazioni per cambiare un modello che, fino ad ora, ha escluso molti cittadini dai benefici del turismo. Con la scadenza di nuovi incontri programmati per novembre a Tenerife, le richieste per un’apertura al dialogo e alle proposte alternative rimangono centrali, sperando di sensibilizzare le istituzioni e la società civile su un tema così cruciale per il futuro dell’arcipelago.
Senza dubbio, la lotta contro il turismo di massa e per una vita dignitosa nelle Canarie è destinata a proseguire, con la determinazione di una comunità che ha deciso di farsi sentire.