Una tragica vicenda coinvolge le famiglie di quattro giovani migranti marocchini che, partiti per Lanzarote, sono scomparsi in mare la notte del 25 ottobre. I ragazzi, identificati come Mohamed Laajane, Abi Benhoua, Mohamed Tissir e Abdeltif El Mirachi, avevano lasciato il loro paese a bordo di un’imbarcazione in cerca di un futuro migliore, ma da allora non si hanno più notizie di loro. Le famiglie, residenti nel villaggio di Safi, una località costiera situata vicino a Casablanca, sono in preda a una crescente angoscia e si trovano ad affrontare l’incertezza di una situazione drammatica e deprimente.
La partenza dal Marocco e la disperazione delle famiglie
I quattro giovani, di età compresa tra i 20 e i 38 anni, facevano parte di un gruppo di amici legati dal comune amore per il calcio e dal tifo per il club locale Al-Mbek Safi. Dopo due settimane senza comunicazioni, le famiglie hanno iniziato a temere il peggio. Le ripercussioni della migrazione dalla costa marocchina verso le Isole Canarie continuano a essere devastanti. Infatti, il tragitto rappresenta uno dei più letali al mondo, con un bilancio che già nei primi mesi dell’anno vedeva registrati almeno 4.808 decessi, secondo il rapporto di Caminando Fronteras sul diritto alla vita.
Per le famiglie di questi ragazzi, l’attesa è diventata insostenibile. Ogni tentativo di contatto si è rivelato vano. La speranza di rivedere i propri cari si scontra con il terrore che le notizie che potrebbero arrivare siano legate a un tragico evento. La paura che i loro corpi possano essere aggiunti alla lunga lista di vittime dei viaggi migratori verso le Canarie pesa come un macigno sui cuori dei genitori e dei cari di questi giovani.
Le insidie della rotta migratoria verso le Canarie
La rotta migratoria che porta da Marocco a Lanzarote è notoriamente pericolosa e, nei giorni scorsi, diversi incidenti hanno sottolineato i rischi estremi che affrontano i migranti. Il 3 novembre, la Guardia costiera ha tentato di soccorrere gli occupanti di due imbarcazioni che si stavano inabissando a circa 90 chilometri dall’isola. I dettagli forniti dall’agenzia Efe raccontano di un aereo che ha gettato un salvagente per aiutare i sopravvissuti.
La Guardia costiera è riuscita a trarre in salvo 17 persone, mentre un elicottero ha recuperato un sopravvissuto rimasto in acqua e ha identificato cinque corpi senza vita. Questo drammatico evento ha evidenziato la fragilità della vita in mare per i migranti e la crescente necessità di misure di sicurezza e soccorso più efficaci.
I soccorsi si sono proseguiti con l’intervento della Salvamar Al Nair, che ha recuperato circa 80 persone tra cui alcuni che si trovavano su una seconda imbarcazione. Tragicamente, è stato anche recuperato il corpo di una giovane donna di origine magrebina, aumentando così il numero delle vittime in un mare che ha visto troppe tragedie simili.
Il recupero dei corpi e le indagini in corso
Il 5 novembre, la Guardia costiera ha recuperato due giovani migranti, risultati anch’essi provenienti dall’area magrebina, a soli 11 chilometri dalle coste di Lanzarote. Le circostanze del ritrovamento dei corpi hanno destato ulteriori preoccupazioni; uno dei due indossava un giubbotto di salvataggio, mentre l’altro aveva una camera d’aria fissata attorno al torace. Ancora una volta, la realtà della migrazione si è manifestata nel modo più tragico possibile.
Fonti giudiziarie hanno riferito che, fino alla mattina di mercoledì, non era stata eseguita alcuna autopsia sui corpi recuperati, lasciando le famiglie nella totale oscurità riguardo al destino dei loro figli. La situazione attuale richiede non solo un’accelerazione nelle operazioni di identificazione e recupero dei corpi, ma anche un rispettoso trattamento dei familiari angosciati che attendono risposte definitive su una tragedia che colpisce al cuore la comunità di Safi.