Il Centro Commerciale Sotavento di Las Palmas de Gran Canaria si trova al centro di una crisi a causa di debiti non saldati. La Autorità Portuale di Las Palmas ha deciso di procedere con il dislocamento e la chiusura dei quattro negozi aperti nel centro, a seguito di inadempimenti finanziari. L’importo totale della somma dovuta, ammontante a 463.346,36 euro fino ad agosto, include non solo le tasse non pagate, ma anche rivendicazioni per arricchimento ingiustificato. Questa situazione è diventata insostenibile, dal momento che il centro commerciale non ha più una licenza valida per operare, il cui permesso temporaneo è scaduto il 31 luglio.
Ultimatum dell’Autorità Portuale
Con l’assenza di una licenza e il mancato rispetto degli accordi per regolarizzare la propria situazione debitoria, il Consiglio di Amministrazione dell’Autorità Portuale di Las Palmas ha deliberato una sfida amministrativa. Tutti gli esercizi commerciali all’interno del centro devono essere sgomberati. Per garantire il recupero del suolo di dominio pubblico affidato all’ente gestore, Explotaciones Sotavento S.L., è stato concesso un termine di dieci giorni, che inizia a decorrere dalla notifica formale del provvedimento.
Questa azione rappresenta un passo deciso da parte della Autorità Portuale, evidenziando l’importanza di mantenere gli accordi e le regolazioni fiscali tra le imprese e le autorità competenti. L’obiettivo finale è quello di tutelare il patrimonio pubblico e garantire che le attività commerciali operino nel rispetto delle leggi e delle normative vigenti.
I negozi coinvolti nel provvedimento
I quattro esercizi commerciali direttamente colpiti dalla decisione di sgombero sono: il ristorante Allende, la terrazza Pantalán, il club di immersioni Fifo e la Scuola di Ospitalità Europea. Quest’ultima è parte del gruppo Newport, il quale ha recentemente nominato un amministratore unico per Explotaciones Sotavento. Nonostante la connessione tra Newport e Sotavento sia evidente anche sul sito ufficiale dell’azienda, da Newport affermano di essere in regola con i propri debiti, suggerendo invece che siano altre entità a non rispettare gli accordi finanziari, al punto da considerare la possibilità di distaccarsi da Explotaciones Sotavento.
Queste dinamiche complicano ulteriormente la già difficile situazione finanziaria del centro commerciale, il quale, nato nel 2021, ha subito reiterati problemi di gestione e di sostenibilità.
I locatari si uniscono per difendere i propri diritti
In risposta a questo stato di emergenza, i locatari hanno cominciato a unirsi per discutere la propria situazione. L’obiettivo è trovare accordi comuni per tutelare i propri diritti e mantenere l’attività commerciale. Nel 2015, il centro commerciale aveva affrontato una problematica simile legata alla sicurezza, quando si era temuto un possibile shutdown. In quel caso, ricorsi legali avevano temporaneamente bloccato le ordinanze di chiusura, portando successivamente a un accordo con le autorità per affrontare le problematiche di sicurezza e continuare le operazioni.
La strategia attuale potrebbe ricalcare quella di sette anni fa, cercando di ottenere il tempo necessario per non procedere con l’esecuzione dell’ordine di sfratto, sebbene ora sia direttamente Explotaciones Sotavento a non rispettare un accordo di pagamento.
Rinegoziazione della debito insostenibile
A seguito di richieste da parte di Explotaciones Sotavento, l’Autorità Portuale aveva già concesso una rateizzazione della somma dovuta, inizialmente fissata a 105.160,60 euro. Tuttavia, questa somma non è stata saldata entro i termini stabiliti, motivo per cui sono state avviate le procedure di sfratto. Durante una recente riunione del Consiglio di Amministrazione, la presidente Beatriz Calzada ha dichiarato che l’intento della Autorità era sempre stato quello di mantenere le attività commerciali all’interno del centro. Tuttavia, a fronte del reiterato mancato pagamento da parte di Explotaciones Sotavento, è stata presa la decisione dolorosa di procedere con la richiesta di sfratto. Calzada ha sottolineato che le circostanze hanno limitato le opzioni legali a disposizione dell’ente portuale.