La questione dei servizi sociali per le persone con disabilità continua a destare preoccupazione in diverse località spagnole, in particolare a Telde, dove una famiglia si trova a fronteggiare una situazione insostenibile. Juan Vega e la sua famiglia attendono da ben dodici anni per l’assegnazione di una piazza in un centro diurno per sua figlia Ana, una giovane donna di 33 anni con una disabilità riconosciuta dell’84%. Il caso di Ana rappresenta un episodio emblematico delle difficoltà che molte famiglie vivono nella ricerca di supporto e servizi adeguati.
La storia di Ana e la sua famiglia
Ana, con un grado di dipendenza considerato 3, vive in casa con i suoi genitori da quando ha compiuto 21 anni. Fino a quel momento, la giovane aveva frequentato un centro di assistenza specializzato, il San Juan de Dios, dove ha potuto ricevere stimolazione e supporto. Oggi, come riferisce Juan Vega, ci sono circa 70 persone che precedono Ana nella lista di attesa per un posto in un centro diurno, situazione che desta crescente frustrazione e impotenza tra i familiari.
Juan ha sottolineato come negli ultimi anni abbiano ricevuto sempre la stessa risposta: “Ci sono 70 persone davanti a lei.” Questa frase, che si ripete come un cattivo ritornello, ha portato la famiglia a sentirsi sempre più abbandonata dalle autorità competenti. Ascensión Santana, madre di Ana, ha dovuto effettuare un pensionamento anticipato per occuparsi della figlia e gestire le sue necessità quotidiane, un impegno che si è rivelato sempre più gravoso nel corso degli anni senza alcuna prospettiva di miglioramento.
L’impegno delle istituzioni locali
Nel tentativo di fare luce su questa insostenibile situazione, Vidina Cabrera, consigliera del partito CC al Cabildo di Gran Canaria, ha accompagnato la famiglia in un incontro pubblico insieme a Gladys Hernández, presidente dell’associazione D’Genes. Durante questo incontro, è stata espressa la speranza di trovare una soluzione, ma, nonostante gli sforzi iniziali, la situazione non è cambiata. Dopo una riunione ottimistica avvenuta lo scorso estate, la famiglia ha scoperto che nulla si era mosso nel corso dei quattro mesi successivi, portandoli a denunciare pubblicamente il loro caso.
È inaccettabile lasciare che una famiglia attenda oltre un decennio per la fornitura di servizi di cui ha diritto, e il caso di Ana è solo uno dei tanti che evidenziano le carenze nel sistema degli aiuti sociali. La mancanza di progressi ha profondamente deluso e frustrato coloro che cercano di ottenere le necessarie cure e supporti.
Le conseguenze sulla vita quotidiana
La mancanza di un supporto adeguato ha rincarato il peso emotivo e fisico sulla famiglia. La madre di Ana, Ascensión, ha dovuto affrontare la sfida di lavorare e prendersi cura della figlia, un compito difficile che ha avuto ripercussioni sulla sua salute e sul suo benessere. Da quando ha dovuto ritirarsi dal lavoro, la famiglia ha dovuto ristrutturare la propria vita nella speranza che sia Ana a ricevere finalmente l’assistenza di cui ha bisogno.
La carenza di servizi per la disabilità ha ripercussioni dirette sulla qualità della vita complessiva della famiglia. La mancanza di stimolazione e di interazione sociale ha portato a preoccupazioni specifiche sul benessere di Ana, che ha mostrato segni di regressione. A differenza di suo fratello Tomás, che riceve assistenza in un centro specializzato, Ana ha visto una stagnazione nel suo sviluppo.
Questo dramma familiare sottolinea la necessità di un sistema più efficiente e giusto per il sostegno delle persone con disabilità e delle loro famiglie. Le esperienze di Juan e Ascensión rappresentano un grido di aiuto che chiede azioni concrete dalle istituzioni per garantire che nessuna famiglia debba affrontare la pesante attesa di un supporto che, per legge, spetta loro di diritto. Il futuro di Ana e di tante altre persone in situazioni simili dipende dalla capacità del governo locale di rispondere in modo rapido e efficiente alle loro esigenze.