C. è un uomo originario della Costa d’Avorio che ha vissuto una sequenza ininterrotta di tragedie legate alla migrazione in Europa. La sua storia è stata riportata dalla scrittrice e traduttrice francese Marie Cosnay, evidenziando il tragico destino di molti migranti. Questo racconto, che ha colpito profondamente il pubblico, è stato reso noto nel contesto del lavoro del gruppo di solidarietà per i migranti a Lanzarote, che ha fornito supporto a C. nella drammatica ricerca del corpo di sua cugina, annegata durante il tentativo di raggiungere le coste europee.
L’odissea della migrazione
C. ha visto la sua vita trasformarsi in un incubo nel tentativo di raggiungere l’Europa, sperando in un futuro migliore. La sua odissea inizia con la scomparsa del fratello in Libia, seguito dalla morte del nipote in mare e infine dalla tragedia che ha colpito sua cugina al largo delle coste di Órzola, a Lanzarote. Queste esperienze hanno disegnato un quadro inquietante della migrazione, dove i sogni di una nuova vita si infrangono contro la dura realtà del viaggio.
La migrazione, come evidenziato da C., non è un mero capriccio, ma una risposta disperata a condizioni insostenibili nei propri paesi di origine. La sua famiglia, così come molte altre, è coinvolta in questo fenomeno, dove le notizie di chi riesce a raggiungere l’Europa e vive meglio fanno da catalizzatore per il desiderio di partire. Le speranze di un futuro radioso rappresentano un forte richiamo, ma il rischio è altissimo e le tragedie sono all’ordine del giorno.
Una rappresentazione teatrale che scuote le coscienze
Il drammaturgo Baltazar de León ha deciso di portare la storia di C. sul palcoscenico, creando un’opera teatrale ispirata all’articolo di Cosnay. Lo spettacolo, intitolato “Con il peso dei morti“, è stato rappresentato per la prima volta al Teatro di Tías il 29 novembre, dopo tre mesi di preparazione con due attrici che hanno messo in scena la realtà durissima dei migranti.
De León sottolinea come l’opera non si limiti a raccontare la vita dei migranti una volta giunti in Europa, ma metta in evidenza le condizioni di partenza, il contesto socio-economico delle loro famiglie, e il dolore che permea ogni tentativo di fuga. Secondo l’autore, è importante chiarire che nessuno sceglie di imbarcarsi su una fragile barca, spesso più simile a un’urna funebre che a un mezzo di trasporto, per pura scelta: si tratta di necessità o di fughe da situazioni politiche insostenibili.
Riflessioni sul costo umano della migrazione
Durante e dopo lo spettacolo, il dibattito è emerso naturalmente tra il pubblico, spingendo a una riflessione profonda sull’emergenza migratoria e sull’indifferenza che spesso la circonda. De León ha evidenziato che la morte di migranti alle porte dell’Europa non ha ricevuto l’attenzione che meriterebbe. La tragedia del mare non è solo un problema dei paesi di origine, ma una questione che coinvolge anche le nazioni di arrivo. La memoria storica, a suo avviso, è breve e facilmente dimentica le sofferenze di chi ha cercato una vita migliore in situazioni simili.
Le difficoltà affrontate dai migranti sono enormi: spesso devono vendere quello che hanno e partire con la speranza di arrivare in un posto migliore. Le storie di C. e della sua famiglia sono emblemi di una catena di tragedie che continuano a ripetersi. In questo contesto, il messaggio dell’opera è chiaro: “Ciò che è necessario è sensibilizzare le persone”, afferma De León, sottolineando l’importanza di comprendere il dramma umano dietro ogni viaggio migratorio.
L’arte si fa così veicolo di consapevolezza, ed eventi come quello di Tías possiedono il potere di stimolare conversazioni necessarie su un tema spesso trascurato. L’intenzione di De León e delle attrici è di far riflettere il pubblico e di avviare un processo di empatia e comprensione per coloro che affrontano il mare in cerca di un futuro migliore.