Un grave episodio di migrazione marittima ha colpito le Isole Canarie, dove un’imbarcazione di migranti, un cayuco, è stata recuperata dalla Guardia Costiera spagnola con un bilancio drammatico di otto a dieci persone decedute. L’incidente si è verificato a 315 chilometri da El Hierro, dopo un’odissea di quindici giorni in mare, in cui i sopravvissuti hanno raccontato gli incredibili eventi che hanno avuto luogo durante il viaggio. Questo tragico salvataggio si inserisce in un contesto più ampio di crisi migratoria che continua ad affliggere la regione.
Salvataggio del cayuco
Il 4 novembre, un rimorchiatore britannico ha avvistato un cayuco in difficoltà nelle acque aperte dell’Oceano Atlantico. Dopo aver prestato i primi soccorsi, l’imbarcazione è stata segnalata alle autorità spagnole che, attraverso il servizio di Salvamento Marítimo, sono intervenute per recuperare il gruppo di migranti. Sfortunatamente, quando la nave di soccorso è arrivata, il cayuco era già alla deriva, e le condizioni a bordo erano allarmanti.
A bordo del cayuco si trovavano 131 migranti, in gran parte provenienti da Senegal e Gambia. Tra di loro, undici donne e cinque minori, e una tragica scoperta: una persona già deceduta e, a causa delle condizioni critiche, un’altra evacuata in elicottero verso il vicino ospedale di El Hierro. La situazione a bordo è stata descritta come disperata, con i sopravvissuti che hanno raccontato di morti avvenute per fame e sete durante il lungo viaggio dal Senegal.
L’odissea verso le Canarie
Il cayuco, partito da Dakar circa quindici giorni prima del recupero, contava inizialmente circa 140 occupanti. Tuttavia, il numero esatto di persone a bordo rimane incerto: i racconti dei sopravvissuti variano sul totale delle vittime, da un minimo di otto a un massimo di dieci, esasperati dall’inaspettato dramma della traversata. Infatti, secondo le cronache, i migranti raccontano di aver dovuto gettare in mare i corpi di quanti avevano perso la vita per sopravvivere.
Questo tragico evento non è un caso isolato e porta il numero totale di vittime registrate nella cosiddetta “Rotta Canaria” a un inquietante totale di 66-68 persone da inizio novembre. La maggior parte di queste morti è stata confermata attraverso il recupero dei corpi o dai racconti diretti dei sopravvissuti e dei soccorritori.
Altre tragedie in mare
Solo due giorni prima, un’altra imbarcazione simile era stata recuperata in mare. Il 2 novembre, la Guardamar Talía raggiunse un altro cayuco che galleggiava ad una distanza di circa 370 chilometri da El Hierro. Anche in questo caso, i migranti avevano affrontato un lungo e penoso viaggio di tre settimane, e a bordo erano rimasti solo dieci sopravvissuti. Gli altri 48 compagni di viaggio erano stati gettati over board dopo aver sofferto di fame e sete.
La situazione è ulteriormente aggravata dalla notizia della morte di un’altra persona di origine subsahariana, la quale non è sopravvissuta nemmeno dopo il trasferimento all’ospedale di El Hierro.
Le autorità continuano a monitorare le acque circostanti e a fornire assistenza umanitaria, ma il costante ripetersi di queste tragedie pone interrogativi profondi sulle dinamiche migratorie e sulle misure di sicurezza nel Mediterraneo e nell’Atlantico. La comunità internazionale è chiamata a riflettere su come possano essere migliorate le condizioni di sicurezza per questi viaggiatori in cerca di una vita migliore.